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𝗟𝗮 𝘃𝗼𝗰𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗣𝗶𝗲𝘁𝗿𝗼 𝗲 𝗔𝗻𝗱𝗿𝗲𝗮

𝗖𝗼𝗺𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗮𝗹 𝗩𝗮𝗻𝗴𝗲𝗹𝗼 𝗱𝗶 𝗗𝗼𝗺𝗲𝗻𝗶𝗰𝗮 22 𝗚𝗲𝗻𝗻𝗮𝗶𝗼 𝗲 𝗿𝗶𝗰𝗵𝗶𝗮𝗺𝗶 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗦𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗔𝗿𝘁𝗲

Giovanni è stato arrestato, Gesù si trova privo del suo punto di riferimento, compie la sua prima scelta significativa: quella di andare ad abitare sul Lago di Tiberiade e adempiere così la profezia di un annuncio di salvezza che arriva anche a chi sta ai margini del popolo di Dio, a chi ha frequenti contatti con i pagani è quindi è impuro, a quelli che venivano chiamati “il popolo della terra”. Ed è qui che inizia la sua vita pubblica e la sua predicazione, ad immagine di quella del Battista. È qui che sceglie i suoi primi discepoli, tra i poveri, i lavoratori, gli ultimi. Non promette loro ricchezze o onori, non capiamo perché debbano seguirlo, eppure lo faranno seguendo una promessa sibillina: essere pescatori di uomini. Forse non hanno capito; certamente non si rendono conto di ciò che il Signore sta chiedendo loro, certamente non hanno la più pallida idea di dove li porterà questa scelta. Decidono di affidarsi, quindi di avere fede in questo strano Rabbi che li sta chiamando: non chiede del denaro per istruirli, ma condivide con loro ciò che ha; non chiede rispetto e onori per sé, ma amore per tutti; non indirizza il loro sguardo sulla sua persona, ma su Dio ed i fratelli. E Simone e Andrea accettano il rischio, il salto della fede. Veri figli di Abramo, discendenti di Davide e Salomone, seguaci dei profeti, sanno che nella loro imperfezione Dio li ha scelti una volta per tutte e adempirà le sue promesse. Perché anche loro non possono far parte del piano di Dio? Perché mettere sempre avanti le buone ragioni della difficoltà della vita?
Potremmo pensare che in fondo hanno poco da perdere, ma sappiamo anche che per chi ha pochissimo, quello che ha è assolutamente essenziale. Simone e Andrea lasciano le reti, il cieco di Gerico lascerà sul bordo della strada il suo mantello; il giovane ricco non lo farà, ma se ne andrà “triste” e non realizzerà i suoi desideri.

𝗟𝗮 𝘃𝗼𝗰𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗣𝗶𝗲𝘁𝗿𝗼 𝗲 𝗔𝗻𝗱𝗿𝗲𝗮

Ancora una volta il grande Caravaggio ci aiuta nelle nostre riflessioni: un giovane Gesù che chiama due pescatori, anziani che decideranno di cambiare la loro vita, seguendo una visione (At. 2) ed una chiamata improvvisa e quasi incomprensibile: Pietro ha in mano due pesci che stanno ai margini del dipinto, come se quello che ha costituito finora la loro esistenza diventasse ad un tratto un elemento accessorio. Al centro di tutto sta un gesto (che Caravaggio usa anche nella vocazione di Matteo) che esprime stupore, incredulità, meraviglia: se tracciamo le diagonali del quadro, al loro punto di incontro sta la mano di Andrea che indica se stesso, mentre le mani di Gesù indicano una direzione in cui andare, una strada da percorrere, ancora tutta da scoprire. Forse nella mente del pittore nemmeno Gesù sa dove questa strada li condurrà, forse, nella sua vita scapestrata, anche lui avrebbe desiderato percorrere lo stesso itinerario, ma non ne sarà capace. Lo stupore di Andrea è il suo, ed il nostro, ma mentre conosciamo la risposta dei fratelli, quella del Caravaggio e le nostre rimangono non scritte e imperscrutabili nel cuore.

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