Il carrubo è una pianta, un albero, tipico del sud Italia e di tutto il Mediterraneo.
I suoi frutti sono usati per produrre farine, sciroppi, dolci.
In realtà la pianta del carrubo comincia a produrre frutti molto tardi; chi la interra per primo ha buone possibilità di non riuscire a goderne. Chi d’altra parte ne mangia sta beneficiando invece di un atto di amore disinteressato.
È proprio questo aspetto che ci è piaciuto: un atto di amore disinteressato come fondamento di una associazione di servizi culturali, parrocchiali, catechistici, ecc.
Questo però con uno stile e delle caratteristiche precise: quello di chi privilegia il tentativo di diventare capace di dono, di chi cerca un linguaggio che sia comprensibile e significativo per l’uomo di oggi, di chi interpreta Gesù come uomo-per-gli-altri, di chi guarda al mondo e alla storia con la volontà di trovare compagni di strada e non nemici da combattere. Per cui anche tutti i materiali che metteremo a disposizione per il lavoro nelle parrocchie, nei gruppi, non sarà generico o multiforme, ma ispirato a questo spirito.
Chiunque vorrà farci compagnia in questo percorso sarà accolto con gioia.
Dal Talmud
Taanit 23a
Camminando per la via, Honi vide un uomo che piantava un carrubo. Gli chiese: quanto tempo deve passare perche’ faccia frutti? L’uomo rispose: settanta anni. Allora Honi gli rispose: sei certo di vivere settant’anni? rispose l’altro: io ho trovato carrubi nel mondo, perche’ i miei padri li hanno piantati per me, cosi’ io pianto questo per i miei figli.
Così insegnano i padri: chi pianta un carrubo sapendo che non ne mangerà i frutti è come una fonte di acqua viva; da lei sgorga la vita e non ne viene diminuita.
Così insegnano i Padri: un carrubo è come un uomo, stenta a produrre frutti, ma, quando ci riesce, fa crescere nell’animo di chi lo riceve gratitudine e santità.