Un film del 2005 che narra però eventi che risalgono al 1993, la stagione delle bombe mafiose e delle stragi. Stagione tornata di attualità per il 25 anniversario della morte di Padre Pino Puglisi (3P) il “parrino” di Brancaccio ucciso della mafia nel giorno del suo 56 esimo compleanno e riconosciuto quest’anno, pubblicamente, da Papa Francesco, dopo altri due pontefici, come esempio da seguire per una chiesa che voglia essere davvero composta da pastori con addosso l’odore delle pecore. Un film quello di Faenza che trascura un po’ la dimensione religiosa dell’evento per mostrarne invece a tutto tondo la dimensione educativa. Una dimensione educativa che sicuramente stava a cuore a Don Pino; in lui la consapevolezza che essere umano è il primo passo per essere cristiano, era fortissima. Valeva per lui come per Don Milani l’adagio: “io non posso far diventare cristiani i miei bambini se prima non li faccio diventare uomini”.
Roberto Faenza guarda dall’esterno la vicenda del prete di Brancaccio, ma sembra che il suo sguardo voglia essere ingenuo, proprio come quello dei bambini del quartiere; bambini ingenui, ma capaci di grandi atti, di malvagità e di amore. Don Pino era la vita; quella vera, che a loro non era stata data in sorte. Don Pino portava loro la vita; quella vera, e mostrava loro che avrebbero potuto conquistarla. In tutta la pellicola si susseguono personaggi che trovano in lui la possibilità di nuove scelte: Suor Carolina, il Diacono Gregorio, i bambini. Ma si mostra anche ciò che sta contro la vita: soprattutto da parte degli adulti, quegli adulti che non sanno mettersi in gioco e arrivano ad esultare per lo scoppio delle bombe di Capaci e di Via d’Amelio.
Proprio questo propone Don Pino, propone Faenza, propone alla fine questa pellicola: è necessaria una scelta. Ma come sempre, come per tutte le scelte, ci sono conseguenze; nessuno decisione è senza esiti; nessuno camino privo di asperità o anche di barriere. La scelta dell’amore, della cura, senza chiose, senza limitazioni, senza compromessi non può essere una scelta ingenua, esaltante e improvvisa: è la scelta della croce. La scelta di Don Pino ha prodotto resurrezioni. La scena del suo allievo che, venuto a conoscenza delle scelte poco pulite del nonno abbandona la famiglia portandosi dietro la sorella più piccola per dare a se stesso ed a lei una nuova vita rappresenta solo una di queste. Per le altre solo lo Spirito potrò darcene conto…