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Il Presepe di Greccio – Giotto

Commento al Vangelo di Domenica 25 Dicembre


Nella solennità del Natale, molte sono le sollecitazioni che vengono dalla Parola di Dio nei vari momenti della liturgia. Ci limitiamo a commentare il testo della Messa del giorno, un brano molto noto, ma spesso tralasciato per la sua complessità e cioè il Prologo di Giovanni. Una specie di poesia, un inno all’Incarnazione che ci dona la salvezza, una contemplazione dell’evento più che un racconto, teso a far entrare in noi il Mistero più che farcelo semplicemente rievocare.

Tutto il cammino dell’Avvento è qui compreso, la creazione divina a cui segue il peccato di Adamo, che abbiamo vissuto in diretta nella liturgia dell’Immacolata, la figura di Giovanni Battista, determinante nelle ultime domeniche, fino all’Incarnazione: il Dio con noi. Questo è il tempo della speranza, questo è il tempo della festa, questo è il tempo della scelta. 

Per chi ha accolto la Parola di Dio fatta uomo è pronto il dono di diventare figli, parole di Dio, di rinascere un’altra volta, per divenire uomini nuovi, capaci del progetto di Dio, capaci di diventare portatori di Grazia.

 

Il Presepe di Greccio – Giotto

Ci concediamo nella solennità del Natale, la contemplazione di un capolavoro assoluto: la narrazione pittorica dell’invenzione stessa del presepe, compiuta a Greccio, da San Francesco, che Giotto ha apposto, assieme a tanti altri episodi della vita del santo, nella Basilica superiore di Assisi. Anche solo l’analisi artistica dell’immagine ci porterebbe lontano: dalla presenza di una prospettiva, alla decisione di mettere gli animali tradizionali accanto al neonato, ma piccoli quanto lui, partecipi della sua natura e realtà. Il tentativo cioè di andare contro a tutta una pittura che raffigurava le realtà più importanti in misura maggiore. Qui, in modo autenticamente cristiano e francescano la misura più piccola è quella a cui occorre aspirare.

Ma aggiungiamo una piccola annotazione compositiva, che diventa spirituale: se guardiamo con attenzione, ci accorgiamo che la scena si svolge dietro una parte, sormontata da una croce, che sporge verso l’altro lato. Siamo dietro l’iconostasi, la parete che divide il popolo dal presbiterio, il popolo dall’evento eucaristico. Allora Giotto ci sta dicendo che ciò che stiamo vedendo è l’evento eucaristico per eccellenza, la venuta del Signore per noi, per gli uomini, per il mondo, perché tutta la storia ha finalmente avuto un senso e possiamo finalmente partecipare, di nuovo, dopo il peccato di Adamo, alla vita di Dio in un paradiso rinnovato. Apriamoci alla contemplazione! 

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