𝗖𝗼𝗺𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗮𝗹 𝗩𝗮𝗻𝗴𝗲𝗹𝗼 𝗱𝗶 𝗗𝗼𝗺𝗲𝗻𝗶𝗰𝗮 19 𝗙𝗲𝗯𝗯𝗿𝗮𝗶𝗼 𝗲 𝗿𝗶𝗰𝗵𝗶𝗮𝗺𝗶 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗦𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗔𝗿𝘁𝗲
Amare il prossimo, anche il nemico! Essere santi come Dio! Tutto questo sembra semplicemente la declinazione di una richiesta da parte del Signore impossibile a realizzarsi da parte dell’uomo. Eppure anche in questo caso siamo di fronte ad una rivelazione: Gesù ci mostra un volto di Dio che noi non saremmo in grado di concepire. La liturgia ci rende tutto più chiaro facendoci leggere nella stessa domenica il brano del Levitico e quello del Vangelo di Matteo che apertamente vi si ispira. Se nel brano dell’Antico Testamento si esprime la necessità di sradicare l’odio e la vendetta dal cuore dell’uomo mostrando un Dio Santo, separato cioè dalla dimensione umana, che chiama il suo popolo ad essere separato anch’esso dalla dimensione mondana più diffusa, il Vangelo di Matteo va oltre e mostra un volto di Dio non solo lontano dagli istinti umani, ma totalmente preso dall’amore per l’altro e che chiede, a chi desidera entrare nel suo cuore, di fare altrettanto. Non più soltanto allontanare l’odio e la vendetta, ma attingere alla dimensione dell’amore assoluto. Ma come sarà possibile realizzare tutto questo? Lo sarà perché Dio è così! Non solo santo, ma perfetto, ed ha inscritto la sua perfezione, la sua Grazia, non nella Scrittura, ma nel cuore dell’uomo. Anche ogni uomo sarà allora capace verso i fratelli di quel “di più” che vede costantemente all’opera nell’agire di Dio nei suoi confronti; diventerà autentico nel riversare sugli altri quel dono che sa di aver ricevuto e diverrà capace di accompagnare i fratelli nel loro cammino, consapevole di avere avuto Dio al proprio fianco nella strada della vita.
𝗟𝗲 𝘁𝗿𝗲 𝗲𝘁à 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝘂𝗼𝗺𝗼
Da questo famosissimo quadro del Giorgione possiamo forse trovare un nuovo spunto di riflessione sul brano di questa domenica che nasce non dalla meditazione sul testo evangelico, ma semplicemente sulla realtà dell’uomo che si trova a dover contemplare la propria inevitabile decadenza. Questa immagine si intitola ”Le tre età dell’uomo” e rappresenta la stessa persona a tre età diverse: da bambino, da giovane uomo e da anziano. Fin qui nulla di particolarmente nuovo, potremo dire: una immagine che indica il destino di tutti, quello della inevitabile decadenza dovuta al trascorrere inesorabile del tempo. Ma c’è un particolare ulteriore: la figura dell’anziano si rivolge direttamente allo spettatore:
“Oh tu che guardi; pensi forse di poterti sottrarre a questo destino?” Se da bambino sei stato costretto ad imparare (come mostra la pagina che il bambino sta leggendo) e da uomo adulto, nella tua responsabilità educativa, sei stato costretto ad insegnare (come mostra il dito alzato in segno imperativo che indica la pagina al ragazzo), da vecchio non pensare di non avere compiti da portare avanti. A te tocca guardare in faccia la realtà, capire che presto non sarai più in grado di gestirti da solo e dovrai quindi imparare a chiedere, a dipendere dagli altri, a pensare che non puoi essere in grado di affrontare da solo la vita. Anzi, capirai forse che non lo sei mai stato, anche se la tua superbia ti impediva di ammetterlo. Imparerai a capire che forse solo l’essere con gli altri e con Dio ti ha permesso di arrivare a vivere una vita lunga e possibilmente autentica.
Il testo del Vangelo ce lo ha detto in anticipo e ci ha mostrato una strada che nel cuore di Dio non è solo possibile, ma anche uno dei più grandi doni che abbiamo ricevuto.