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San Francesco

𝗖𝗼𝗺𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗮𝗹 𝗩𝗮𝗻𝗴𝗲𝗹𝗼 𝗱𝗶 𝗗𝗼𝗺𝗲𝗻𝗶𝗰𝗮 𝟭𝟮 𝗙𝗲𝗯𝗯𝗿𝗮𝗶𝗼 𝗲 𝗿𝗶𝗰𝗵𝗶𝗮𝗺𝗶 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗦𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗔𝗿𝘁𝗲

In questa domenica siamo di fronte al brano della cosiddette antitesi: Gesù oppone a ciò che fu detto dagli antichi la sua parola autorevole: ma io vi dico! Ed è proprio questo ardire del Signore, il suo porsi di fronte alla tradizione ebraica e sostenere che ciò che Lui ha da dire sia in qualche modo più vero e salvifico della Torah di Mosè che costituisce uno dei principali motivi del rifiuto di Israele al suo annuncio. Gesù si arroga il diritto di sostituirsi a Mosè, e dalla montagna, come lui, porta al mondo una legge nuova: quella che guarda nel cuore, che cerca di guarire la parte più intima della persona, quella che per l’uomo è la fonte stessa del peccato. Con queste parole Gesù si definisce Messia, dice a chi lo sta ascoltando che qui c’è ben più che un profeta, più dello stesso Mosè. Dio stesso si è affacciato sul mondo e ha portato la sua salvezza, quella che rende l’uomo finalmente libero, anche da se stesso. Libero dal desiderio di vendetta, da un malcelato senso dell’onore e del rispetto, dal desiderio malvagio del possesso, dalla menzogna con cui l’uomo inganna, prima di tutto, se stesso. All’essenzialità delle parole corrisponderà l’essenzialità della vita, quella di chi guarda al Signore e riduce tutto ad un’unica domanda: che cosa costituisce l’essenziale della mia vita?

𝗦𝗮𝗻 𝗙𝗿𝗮𝗻𝗰𝗲𝘀𝗰𝗼

Chiamiamo ad aiutarci nella riflessione della Settimana nientemeno che Cimabue e la sua rappresentazione di San Francesco. L’opera è celeberrima, tanto che si identifica con la figura stessa del Santo di Assisi, e sono proprio la personalità e le scelte del Santo umbro che ci mostrano una possibile strada di attuazione della parola del Signore. Gesù non sostituisce una prescrizione ad un’altra, non ci chiede di osservare un precetto più o meno difficile da sostenere: Gesù ci chiede di guardare al cuore di Dio e di provare semplicemente a vedere il mondo nel suo stesso modo. Semplici come colombe, senza retropensieri, essenziali e lineari nel comprendere la vita soprattutto nei rapporti con gli altri fratelli. Francesco ha fatto le sue scelte ed ha trovato nella povertà lo strumento per poter realizzare tutto questo, guardando al Vangelo (che guarda caso tiene stretto in mano anche in questo affresco) senza commenti o aggiunte. Non è detto che questa sia la strada di tutti, a ciascuno la propria vocazione, ma il testo stesso di questa domenica ci invita a tornare all’essenziale, alla parola di per sé, a quella fede nuda che guarda al Signore e sa che non occorre cercare altro perché la propria vita sia autentica.

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